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L’aquila, la gatta e il cinghiale

    L'aquila, la gatta e il cinghiale

    C’era una volta una grande quercia che sorgeva maestosa nel cuore del bosco. Sulle sue alte fronde viveva un’aquila che aveva costruito il suo nido, al sicuro dai pericoli. Più in basso, tra i rami, una gatta astuta si era sistemata in un comodo buco dell’albero, mentre alla base della quercia una scrofa aveva costruito la sua tana, dove viveva con i suoi piccoli.

    Un giorno, la gatta decise di fare qualcosa di molto cattivo. Si avvicinò all’aquila e, con una voce preoccupata, disse:

    “Attenta, cara aquila, c’è un pericolo che ti minaccia! Ogni giorno il perfido cinghiale scava la terra intorno alla quercia e vuole abbatterla. Se non fai attenzione, il tuo nido potrebbe cadere e i tuoi piccoli potrebbero essere in grave pericolo!”

    L’aquila, spaventata dalle parole della gatta, si posò sui rami più alti della quercia e rimase lì, immobile, a guardarsi intorno. La gatta sorrise tra sé, soddisfatta, e continuò il suo piano malvagio.

    Poi si diresse verso la tana della scrofa. “Mamma scrofa,” disse con tono allarmato, “i tuoi piccoli sono in grande pericolo! L’aquila, quando esci a pascolare con loro, è pronta a rapirli e portarli via!”

    Anche la scrofa si allarmò e decise di non uscire più dal suo rifugio, per paura che l’aquila le portasse via i suoi cuccioli.

    La gatta, con un piano ormai perfetto, tornò nella sua tana e si riposò, soddisfatta del suo inganno. Il giorno seguente, quando tutti erano ancora preoccupati e spaventati, la gatta uscì con i suoi cuccioli a cacciare. Si nutrì a sazietà e, mentre gli altri animali soffrivano la fame, lei si sentiva al sicuro e tranquilla.

    A volte, le parole malvagie e ingannevoli di chi cerca di seminare paura e discordia possono portare solo danno e sofferenza. È sempre importante non fidarsi di chi parla con malizia e inganno.

    Versione Originale

    Aquila, feles et aper

    Aquila in sublimi quercu nidum fecerat;
    feles cavernam nancta in media pepererat;
    sus nemoris cultrix fetum ad imam posuerat.
    Tum fortuitum feles contubernium
    fraude et scelesta sic evertit malitia.

    Ad nidum scandit volucris: «Pernicies» ait
    «tibi paratur, forsan et miserae mihi;
    nam fodere terram quod vides cotidie
    aprum insidiosum, quercum vult evertere,
    ut nostram in plano facile progeniem opprimat».

    Terrore offuso et perturbatis sensibus
    derepit ad cubile setosae suis:
    «Magno» inquit «in periclo sunt nati tui;
    nam, simul exieris pastum cum tenero grege,
    aquila est parata rapere porcellos tibi».
    Hunc quoque timore postquam complevit locum,
    dolosa tuto condidit sese cavo.

    Inde evagata noctu suspenso pede,
    ubi esca se replevit et prolem suam,
    pavorem simulans prospicit toto die.
    Ruinam metuens aquila ramis desidet;
    aper rapinam vitans non prodit foras.
    Quid multa? Inedia sunt consumpti cum suis
    felisque catulis largam praebuerunt dapem.

    Quantum homo bilinguis saepe concinnet mali,
    documentum habere stulta credulitas potest.

    Traduzione Letterale in italiano

    L’aquila, la gatta e il cinghiale

    L’aquila aveva costruito il nido in cima a una quercia;
    la gatta aveva trovato una caverna nel mezzo (della quercia);
    la scrofa, abitante del bosco, aveva messo il suo piccolo alla base (della quercia).
    Allora la gatta distrusse la fortuita convivenza
    con la frode e la scellerata malizia.

    Salì al nido dell’uccello: “Pericolo” disse “attende te e forse (anche) la povera me;
    perché vedi ogni giorno il perfido cinghiale scava la terra,
    vuole abbattere la quercia,
    in modo da poter facilmente sopraffare la nostra prole a terra”.

    Propagato il terrore e perturbati i sensi (dell’aquila)
    scese verso la tana della scrofa:
    “I tuoi figli sono in grande pericolo” disse
    “infatti, non appena esci a pascolare con il tuo gregge tenero,
    l’aquila è pronta a rapirti i porcellini”.
    Dopo aver riempito di paura anche questo luogo,
    l’ingannevole (gatta) si nascose in sicurezza nella (sua) tana.

    Poi, uscita di notte con piede guardingo,
    non appena saziò se stessa e la sua prole,
    fingendo paura, fece la guardia per tutto il giorno.
    L’aquila, temendo la rovina, rimase posata sui rami;
    il cinghiale, per evitare il rapimento (dei figli), non uscì fuori.
    Che altro (dire)? Sono (stati) consumati dalla fame con i loro (figli)
    e hanno fornito un’abbondante cena ai cuccioli della gatta.

    La stolta crudeltà può avere un insegnamento (da questa favola),
    quanto male spesso causa un uomo dalla lingua biforcuta.

    Morale della favola

    La gatta usa l’inganno per seminare paura e divisione tra gli altri, e riesce a trarne vantaggio. La storia ci avverte che chi manipola gli altri con bugie e malvagità può ottenere ciò che vuole nel breve periodo, ma ciò non fa che causare sofferenza e disordine. Questa storia ci mostra quanto può essere dannoso il comportamento malvagio, e ci ricorda di stare attenti a chi usa la paura e le parole ingannevoli per ottenere vantaggi.

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